Un libro che ho letto di un fiato: la saga di una famiglia
contadina (i Peruzzi) che dal Polesine arriva in Agro Pontino durante la
bonifica voluta dal Fascismo.
Un libro che racconta la realtà dura del lavoro nei campi,
la miseria di quegli anni, la partenza per i vari fronti militari durante le
guerre mondiali ma anche nei paesi occupati dall’Italia in Africa. Lo scrittore
usa un linguaggio colloquiale e dialettale sempre con tono scanzonato e
divertente, il narratore infatti è un componente della famiglia.
Un libro che permette di vedere il fascismo con gli occhi del
popolo e non della storia. Per una volta il mio giudizio viene sospeso e sono riuscita a riflettere
solo sulla fiducia riposta da tutti (i poveri sicuramente) su quel governo.
Antonio Pennacchi nella prefazione dice che questo libro
racconta la storia per la quale lui è nato, tutto quello che ha scritto prima era solo in preparazione a questo.
Il Premio Strega 2010, sicuramente meritato, lo avrà ricompensato della mole di lavoro che ha affrontato per far parlare con
estrema adesione alla realtà i personaggi storici presenti nel racconto (dallo
stesso Mussolini, a Rossoni per esempio) ma soprattutto per descrivere con
maggiore precisione storica possibile gli avvenimenti che hanno caratterizzato
quegli anni (l’uccisione di un prete a Comacchio, le inaugurazioni di
Littoria/Latina o di Aprilia, etc…).
Nel 2018 mi sono ripromessa di ricominciare a leggere con
più assiduità. Voglio riprendere la mia più grande passione. Questo è stato il
mio primo libro del 2018. E sicuramente è stato un OTTIMO inizio!!!
Nessun commento:
Posta un commento